IL DISTURBO DI PANICO
Secondo la medicina ufficiale perché si possa parlare di Disturbo di Panico o da attacchi di panico bisogna che la persona che ne soffre:
• abbia fatto esperienza di diversi e inaspettati attacchi di panico
• viva, dopo un attacco, nell'attesa angosciosa che arrivi un altro attacco (tale stato d’ansia porta in genere ad evitare le situazioni pericolose o che possono scatenare un nuovo attacco)
Consiste nella comparsa improvvisa di uno stato d’ansia o paura, molto intenso, che raggiunge il picco in pochi minuti. I sintomi possono essere vari e molto diversi.
Affinché si possa parlare di Attacco di Panico basta che siano presenti alcuni di questi sintomi: (almeno 4 tra questi)
• palpitazioni o tachicardia
• sudorazione
• tremori fini o a grandi scosse
• sensazione di soffocamento
• sensazione di asfissia
• dolore o fastidio al petto
• nausea o disturbi addominali (mal di stomaco, mal di pancia)
• sensazione di vertigine, di instabilità, di “testa leggera” o di svenimento
• brividi o vampate di calore
• sensazioni di torpore o di formicolio
• sensazione di irrealtà o di essere distaccati da se stessi
• paura di perdere il controllo o di “impazzire”
• paura di morire (terrore)
La comparsa improvvisa di questi sintomi può verificarsi a partire da uno stato di quiete oppure da uno stato ansioso.
LA DURATA
La durata di un attacco in media è di 20-30 minuti ma alla persona colpita il tempo sembra molto più lungo e il disagio è avvertito come intollerabile.
LE FASI DELL’ATTACCO DI PANICO
1. La persona colpita avverte un senso d'ansia crescente, nel bel mezzo di una situazione quotidiana normalissima. Inizia a sudare, ad avere dei capogiri, comincia a tremare, ... .
2. Avverte delle forti palpitazioni. Sente il cuore battere all’impazzata. Ha la sensazione di soffocare, di far fatica a respirare, come se mancasse l'aria. Spesso ha paura che si tratti di un principio di infarto.
3. Si sente bloccata, "pietrificata" dal terrore. Non ha più la percezione del tempo e dello spazio, teme di cadere o di svenire. Avverte un senso di vertigine e sente il bisogno di appoggiarsi.
4. Ha la sensazione di essere sul punto di morire. Sente una forte angoscia. Suda e trema. I sintomi raggiungono un picco e poi cominciano ad attenuarsi.
5. Si sente spossata. Fa fatica a stare in piedi e a camminare. Ha un unico desiderio, quello di rimanere seduta o sdraiata, senza fare nulla, e spera che tutto questo non riaccada più.
I FATTORI DI RISCHIO
I fattori che possono predisporre una persona a soffrire di attacchi di panico possono essere di ordine psicologico e fisico.
Fattori fisici
• ATTACCHI DI PANICO DA ANIDRIDE CARBONICA
E’ noto che piccole quantità di anidride carbonica possono provocare una reazione di panico in alcune persone predisposte all’ansia.
In alcuni esperimenti dove i soggetti dovevano inalare dosi crescenti di anidride carbonica si è visto che il disagio riferito era strettamente legato alla dose: maggiore era la quantità di anidride carbonica inalata, più forte era la reazione di panico.
Secondo questi studi il panico rappresenta una reazione innata di fronte al pericolo di soffocamento.
Quando ci troviamo per molto tempo in un ambiente chiuso e pieno di persone è facile che l'aria si saturi di anidride carbonica e che scatti la reazione di panico.
• ATTACCHI DI PANICO DA CALDO ECCESSIVO
Si è riscontrato che la temperatura elevata associata ad elevati tassi di umidità può favorire l’insorgenza dell’attacco in persone predisposte.
Quando ci troviamo in un ambiente caldo e afoso la difficoltà di respirare, la debolezza e il calo della pressione arteriosa possono far scattare l’allarme-panico nel cervello.
Fattori psicologici
Sono stati identificati atteggiamenti e modi di essere che possono portare una persona a soffrire di attacchi di panico o ansia persistente.
Ecco i più significativi: (almeno 2 tra questi)
• avere un forte senso del dovere e della responsabilità
• avere delle aspettative molto elevate ed irraggiungibili
• programmare e pianificare ogni attività (lavorativa, familiare, ludica)
• dare grande importanza al giudizio degli altri, tanto da esserne condizionati
• sentirsi in gabbia; avere la sensazione di vivere una vita che non è la propria
I DATI STATISTICI
Secondo i dati raccolti nel 2011 dalla Lidap (Lega italiana contro i disturbi d’ansia e panico) il 4% della popolazione italiana (circa 2 milioni e mezzo di persone) soffre di ansia e attacchi di panico.
PANICO E CERVELLO
Studi fatti provocando artificialmente gli attacchi di panico nelle persone affette da questo disturbo hanno evidenziato, attraverso la risonanza magnetica, le parti del cervello che si attivano durante l’attacco:
• amigdala (organo che fa scattare la risposta innata al pericolo e che manda a tutto il cervello un segnale di emergenza che bypassa la neo-corteccia)
• sistema limbico (area che elabora le emozioni)
• locus coeruleus (area che attiva i nuclei respiratori del midollo allungato)
Quando queste aree sono attivate la persona fa fatica a respirare, prova un senso di terrore e cerca una via di fuga per poter respirare a pieni polmoni.
A questo terrore di soffocamento si accompagnano tremori, sudori freddi, sbalzi pressori, tachicardia, paura di morire.
Sintomi che non possono essere controllati razionalmente in quanto l’amigdala attiva aree cerebrali che scatenano una risposta innata (e non controllabile) di paura.
COME SUPERARE L’ATTACCO
Ecco alcuni piccoli suggerimenti che possono aiutarti a superare un attacco di panico:
• non contrastare l’attacco di panico (quando cerchi di resistere l’unico risultato che ottieni è quello di amplificarne i sintomi)
• mettiti comodo/a (quando lo senti arrivare allenta tutti gli indumenti stretti: cravatta, giacca, camicia, cintura, reggiseno)
• grida, salta o gesticola (in questo modo scarichi la tensione e allevi i sintomi)
• respira aria fresca (se sei in un ambiente chiuso apri una finestra; se sei al sole cerca un posto all’ombra)
• respira con calma (il panico scatena la “fame d’aria” che porta a respirare in modo più veloce. Se acceleri il respiro mandi il sangue in alcalosi e peggiori la situazione)
• cerca il contatto con altre persone (cerca un contatto fisico con le persone vicine. Se sei da solo/a telefona ad un amico/a e raccontale quello che ti sta accadendo)
• allontanati dal luogo in cui la crisi si è manifestata (quando la crisi si sta dissolvendo cambia ambiente. Se non puoi farlo fisicamente, immagina di trovarti in un luogo sicuro e piacevole)
Nota:
Alcalosi: quando il ph del sangue supera il valore di 7,4
L'alcalosi respiratoria viene provocata da un aumento della ventilazione polmonare, cioè da un aumento della respirazione che non è provocato da un reale fabbisogno di ossigeno dell'organismo.
L'iperventilazione polmonare provoca un'eccessiva eliminazione di anidride carbonica e una conseguente diminuzione dell'acidità del sangue e dei fluidi organici.
L'alcalosi respiratoria provoca mal di testa, agitazione, capogiri, formicolii, e a volte contrazioni muscolari.
Per questo in caso di attacco di panico è importante respirare con calma. Se non ci riesci, perché sei troppo spaventato/a, puoi respirare dentro un sacchetto di carta o plastica, in modo da recuperare un po' di anidride carbonica.
COME GUARIRE? RIMEDI
Per superare definitivamente gli attacchi di panico ti propongo un “lavoro psicologico” diretto a:
• scoprire dove, come e quando il panico si manifesta (è fondamentale tenere un diario del panico dove annotare il contesto, gli orari, i luoghi e le circostanze dell'attacco)
• riconoscere i “triggers”, cioè i “grilletti” che innescano la reazione di panico. Ci sono situazioni che, anche se in apparenza ti sembrano innocue, contengono al loro interno degli elementi che ti “ricordano” una situazione di pericolo. E’ il cervello emotivo (sistema limbico) ad accorgersi di questo e non il cervello razionale (la corteccia cerebrale)
• imparare una tecnica di respirazione che ti aiuti durante l'attacco
• riscoprire i tuoi bisogni e desideri profondi
• imparare a dire di NO alle situazioni e ai ruoli che ti stanno stretti
• riconoscere e integrare le emozioni che hai giudicato negativamente e che senti con meno intensità
• acquisire un nuovo atteggiamento mentale, basato sul rispetto e l'accoglienza dei propri desideri, bisogni, emozioni